Impiegati del 1837 in un ufficio pubblico francese: il racconto di Honoré de Balzac

La penna graffiante di Honoré de Balzac ha tracciato nel 1837 un ancora avvincente (e a tratti esilarante) “La physiologie de l’employé”, breve viaggio nelle miserie e assurdità burocratiche di tutti i tempi. Questo brano descrive l’ufficio, i suoi sventurati abitatori (gli impiegati), la vita quotidiana che vi si svolge, i loro drammi, le loro ore morte.

L’ufficio degli impiegati è uno stanzone più o meno illuminato, di rado palchettato. Impiantito in legno e caminetto spettano solo al capo ufficio o al capo divisione così come armadi, tavoli e scrivanie in mogano, poltrone in marocchino rosso o verde, specchi, tende in seta e altri simili oggetti di lusso amministrativo. L’ufficio degli impiegati ha una stufa  dal tubo infilato in un caminetto ostruito, se c’è il caminetto. La tappezzeria è in tinta unita, verde o scura. Le tavole sono di legno nero. L’ingegnosità degli impiegati si nota dal modo di sistemarsi. Il freddoloso ha sotto i piedi una specie di leggio in legno; la persona di temperamento sanguigno-bilioso una specie di stuoia. Il linfatico, che ha paura degli spifferi, degli usci aperti e di altre cause di sbalzi della temperatura, si fa un piccolo paravento di pratiche. In ogni ufficio vi sono armadi e angolini bui in cui ciascuno ripone l’abito da lavoro, le mezze maniche in tela, la visiera, berretti, zucchetti ed altri arnesi del mestiere e dove si tengono gli zoccoli, le soprascarpe e gli ombrelli. Il caminetto è quasi sempre ingombro di caraffe piene d’acqua, di bicchieri e rimasugli del pranzo (…). La porta dell’ufficio del sottocapo è aperta, in modo da sorvegliare gli impiegati, impedir loro di far troppe chiacchiere e scambiar con essi due parole nelle grandi occasioni.

Dalla traduzione e cura di Marco Diani, Honoré de Balzac, La fisiologia dell’impiegato, Milano, Abramo editore, 2018, pp. 70-71.