Eugenio Cefis a Giorgio Ruffolo: “Bè allora, se è così, qui non c’è più posto per lei”…

Giorgio Ruffolo (1926-2023), economista di valore, collaboratore strettissimo benché allora giovanissimo di Enrico Mattei nella stagione “eroica” dell’Eni, poi segretario generale della programmazione, quindi parlamentare europeo, deputato alla Camera e senatore, ministro per l’Ambiente dal 1987 al 1992, fu uno dei migliori tra i giovani intellettuali socialisti che collaborarono alla prima politica di centro-sinistra negli anni Sessanta. Qui, in queste sue memorie scritte quasi alla fine della vita, rievoca l’episodio del suo licenziamento dall’Eni ad opera del successore di Mattei (e di Boldrini, che era stato dell’ente un presidente intermedio) Eugenio Cefis. Lo fa con toni ironici, ma al tempo stesso tratteggiando con sapienza la figura del suo superiore: un personaggio che il libro di Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani “Razza padrona” ha descritto al centro di trame se non proprio nere almeno molto discusse (tra l’altro da presidente dell’Eni avrebbe “scalato” con spregiudicatezza la concorrente Montedison); e che qui, nella pagina che gli dedica Ruffolo, appare in tutta la sua ruvida franchezza di uomo di potere senza troppi scrupoli.

Cefis con me fu schietto. Disse: ‘Lei è giovane, Mattei la stimava molto e le voleva bene, l’ha messa a capo di un servizio politicamente molto importante. Lei è di sinistra, capirà che non le posso lasciare in mano tutto ‘sto potere. Io devo rendere conto a Fanfani e alla Dc. Sono qui per questo. Però le offro di fare il mio assistente  per missioni speciali’. Non avevo scelta. Mi mandò subito a Zurigo (per prova: dopo tutto ero un intellettuale e lui un ex granatiere diventato  grande finanziere) per trattare con certi banchieri una joint venture assicurativa. Dovetti cavarmela bene perché al ritorno mi disse: “Guardi, continui così e con me farà strada, anche soldi”. Io, di strada ne scelsi un’altra.

Mi richiamò e mi disse: ‘Ruffolo, lei mi ha deluso, io so – già allora aveva l’abitudine di circondarsi di spioni – che lei è andato dal ministro del Bilancio. La Malfa e i suoi amici socialisti stanno brigando per portarla lì, dove vogliono organizzare la programmazione economica – era tutto vero. Bè allora, se è così, qui non c’è più posto per lei. Però, se vuole, posso facilitarle la cosa. Invece di licenziarla le offro un distacco. Qui ci sono due lettere: se sceglie questa programmazione, si accomodi. Che cosa ci trova di interessante lo sa lei. Ma se vuole…”.

Inutile dire che gli fui, e gli resto grato.

Giorgio Ruffolo, Il libro dei sogni. Una vita a sinistra raccontata a Vanessa Roghi, Roma, Donzelli, 2007, p. 5. Razza padrona apparve per le edizioni Feltrinelli, 1974. Su Cefis cfr. P. Morando, Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri, Roma-Bari, Laterza, 2021.