UK: TikTok nuovamente nel mirino

Una nuova indagine di un’autorità amministrativa, questa volta nel Regno Unito, mette sotto la lente d’ingrandimento l’uso che fanno i social network dei dati personali degli utenti, in particolare dei minori. L’attenzione è rivolta soprattutto ai meccanismi di raccomandazione e somministrazione di contenuti su TikTok, piattaforma già al centro di critiche per la mancanza di moderazione e per l’induzione alla dipendenza digitale, nel quadro più ampio della tutela dei minori. Questi meccanismi incidono sulla percezione della realtà, modellando e indirizzando il dibattito pubblico sulla base di decisioni prese da soggetti estranei alle democrazie occidentali. 

Il 3 marzo 2025 l’Information Commissioner’s Office (ICO) del Regno Unito ha annunciato l’avvio di un’indagine nei confronti di TikTok, Reddit e Imgur per possibili violazioni nell’utilizzo dei dati personali di minori tra i 13 e i 17 anni. Per Reddit e Imgur l’inchiesta riguarda il mancato utilizzo di strumenti per la verifica dell’età degli utenti, strumenti che consentono alle piattaforme di personalizzare efficacemente i contenuti per i minori e proteggerli da eventuali pericoli. TikTok, invece, è al centro dell’indagine per l’utilizzo che fa dei dati di minori, correttamente profilati come tali, con l’ipotesi che gli proponga direttamente contenuti inappropriati o dannosi. 

Nel presentare l’inchiesta, John Edwards, Information Commissioner e vertice dell’ICO, sottolinea di voler incentivare l’innovazione portata dai social media, ma questa non può venire a scapito dei diritti dei minori. Le imprese hanno il dovere di proteggerli quando fruiscono dei loro servizi online, ma soprattutto ribadisce che per operare in UK queste piattaforme devono conformarsi alle leggi e agli standard vigenti per la protezione dei dati. In un successivo intervento pubblico Edwards ha avuto modo di specificare che questo è solo un “colpo di avvertimento” per tutte le aziende del settore, grandi e piccole, e l’obiettivo è quello di fornire esempi di buone pratiche per stimolarle a fare ordine al loro interno, senza la necessità di un intervento dell’autorità pubblica. 

Il quadro normativo di riferimento per il trattamento dei dati è composto dal UK GDPR e dal Data Protection Act del 2018 (DPA 2018). Il primo è una trasposizione del GDPR europeo come fonte interna a seguito di Brexit, mentre il secondo ha la funzione di applicare le disposizioni del GDPR al diritto interno, anche ampliandone o specificando le previsioni; i due testi legislativi sono ufficialmente in vigore nella versione attuale dalla fine del periodo di transizione, cioè il 1° gennaio 2021. Sebbene il diritto eurounitario non sia più vincolante in UK, continua ad esercitare influenza e l’impianto normativo è rimasto sostanzialmente identico, tanto che la Commissione Europea ha immediatamente deciso per l’adeguatezza del Regno Unito ai sensi dell’art. 45 GDPR. 

In questo contesto, l’ICO ha il ruolo dell’autorità amministrativa indipendente e sorveglia l’applicazione del UK GDPR e del DPA 2018, oltre che del Freedom of Information Act del 2000. Ha poteri investigativi e può comminare sanzioni amministrative fino a un massimo di £17,5 milioni o il 4% del fatturato globale del sanzionato. Dunque, il suo ruolo è sostanzialmente identico a quello di qualsiasi altra autorità di controllo prevista dall’art. 58 GDPR sotto il profilo dei poteri ispettivi, sanzionatori e di controllo. Inoltre, nel 2020 l’ICO ha emanato l’Age Appropriate Deign Code (Children’s Code), un codice di condotta vincolante che contiene 15 pratiche standard a cui devono conformarsi i fornitori di servizi online, nel caso in cui sia prevedibile che minori accedano agli stessi, per assicurarsi di essere conformi alle leggi vigenti in materia. La violazione del Codice è alla base dei rilievi mossi attualmente a TikTok, Reddit e Imgur. 

L’emanazione del Children’s Code è il primo atto con cui il Regno Unito ha iniziato a delineare una propria strategia a seguito dell’uscita dall’UE con riguardo alla gestione dei dati personali online. Questo si pone nello stesso solco del diritto eurounitario, ma ha la possibilità di incidere con maggiore agilità non dovendo essere una sintesi di tradizioni giuridiche diverse, adottando un deciso approccio cooperativo nei confronti degli operatori economici. In questo senso, l’obiettivo dichiarato anche da parte dell’attuale Information Commissioner, John Edwards, è quello di andare oltre il tradizionale ruolo di ente regolatore, adottando un approccio che riduca la burocrazia e favorisca lo sviluppo e la crescita economica (G. Taraborrelli, “Reshape the approach to regulation outside of the EU: il Regno Unito propone un nuovo regime di tutela dei dati personali”) 

Nonostante l’auspicio di non intervenire d’imperio, bisogna segnalare che questa non è la prima volta che TikTok viene indagata e l’ultima volta, nel 2023, il procedimento si era concluso con una sanzione £12,3 milioni. In quel caso la violazione era eclatante, poiché la piattaforma ha consentito l’accesso ai suoi servizi a 1,4 milioni di utenti sotto i 13 anni, nel periodo tra il 2018 e il 2020. Questa violazione coincide con gli inizi dell’espansione dirompente che ha avuto TikTok, avvenuta proprio tra le fasce di utenti giovanissimi, favorita anche dalla poca attenzione e rispetto dei vincoli di legge. 

Per queste e altre pratiche la piattaforma, controllata dalla cinese ByteDance, è stata al centro di forti critiche da parte di specialisti e dell’opinione pubblica in generale. Da una parte queste critiche erano dovute alla sua provenienza, essendo il primo social network di massa a non provenire da un paese occidentale, ma addirittura dalla Cina. Questo ha immediatamente sollevato fondate preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei dati gestiti dalla piattaforma e la moderazione dei contenuti, considerate le politiche di controllo del Governo cinese sulle imprese e su internet. Il sospetto è che il social trasferisca illegittimamente i dati dei propri utenti in Cina, mettendo in pratica una sostanziale sorveglianza di massa. Proprio per questi motivi vari paesi occidentali hanno introdotto blocchi al social o ne hanno ristretto l’accesso, tra cui gli Stati Uniti in cui a inizio anno è entrato in vigore il ban, ritirato dal neoeletto Presidente Donald Trump, al fine di proseguire le trattative per l’acquisto da parte di un’azienda americana (M. Giusti, “Everything is seen in China, anche i dati degli utenti USA di TikTok, sembrerebbe”). 

TikTok sfrutta tecnologie già utilizzate da parte dei social network occidentali, condividendone l’obiettivo principale, cioè quello di catturare l’attenzione per più tempo possibile e monetizzarla. Tuttavia, sembra aver fatto un salto di qualità rispetto ai competitor, sia per la struttura di interazione, video brevi da scorrere all’infinito che tutti gli altri operatori hanno successivamente implementato, sia per l’efficacia nella proposta di nuovi contenuti. La raccolta massiva di dati viene utilizzata comparando le interazioni di utenti simili per età e preferenze proponendo nuovi contenuti che abbiano maggiori possibilità di mantenere l’attenzione sullo schermo. L’interazione continua con l’applicazione (i video hanno una durata ideale di 15-30 secondi) produce una elevata quantità di dati che consente alla piattaforma di ricostruire precisamente le preferenze degli utenti e di fornire continuamente nuovi contenuti con cui tenere focalizzata l’attenzione. In più, è quasi assente la scelta consapevole e ragionata poiché, a differenza di altri social, si è semplicemente sottoposti a un flusso infinito di contenuti su cui non si possibilità di scelta razionale. 

A causa di questo modello anestetico nella fruizione di contenuti e dei pericoli di controllo da parte del Governo cinese TikTok è stato definito come un “cavallo di Troia” culturale. Da una parte è accusato di creare dipendenza negli utilizzatori e di essere causa di peggioramento della capacità di concentrazione e della salute mentale nei giovani, dall’altra vi è la preoccupazione che la mancanza di moderazione favorisca la diffusione di disinformazione, discorsi di odio e contenuti violenti. Nelle società occidentali non si tratta di fenomeni nuovi (si vedano i casi Cambridge Analytica e i Facebook Files), ma secondo i critici quelli di TikTok non sarebbero errori nel modello del social, ma feature volutamente implementate per esercitare sharp power e guerra cognitiva, finalizzate a manipolare l’informazione alimentando confusione e divisione per influenzare i processi elettorali delle democrazie liberali. 

Le difficoltà di inquadrare un fenomeno come TikTok sono evidenti, sia perché sin dall’inizio si è imposto come un social popolato da giovanissimi, sia perché la struttura societaria e l’influenza governativa cinese non è mai stata chiarita, sia a causa del mistero che avvolge il funzionamento della raccomandazione di contenuti. Nonostante le difficoltà definitorie, non può essere negato che ormai TikTok abbia penetrato in profondità la sfera pubblica e condizioni il suo funzionamento, le opinioni che ci formiamo e le nostre decisioni politiche, in particolare del pubblico più giovane. Con l’avvento dei social network e lo spostamento del dibattito pubblico su di essi abbiamo lasciato che fossero le imprese private proprietarie delle piattaforme a dettare le regole nelle piazze virtuali, delegandogli la gestione di uno spazio divenuto fondamentale per l’esercizio delle libertà democratiche. L’avvento di TikTok ha aggravato ulteriormente la situazione perché ha introdotto in questo ambito un attore non solo privato, ma che addirittura dipende da un governo autoritario come quello cinese. Se le nostre democrazie vogliono continuare ad essere tali è necessario che si approprino del concetto di sovranità digitale e tutelino i propri processi decisionali dai pericoli che già sono in agguato. Il rischio è che i danni già fatti sulla formazione dei giovani occidentali divengano visibili solo in futuro e che oggi dobbiamo già combattere una battaglia di retroguardia. 

 

Osservatorio sullo Stato Digitale by Irpa is licensed under CC BY-NC-ND 4.0