
Ernesto Rossi (1897-1967), antifascista e perciò imprigionato dal regime, intellettuale radicale legato a Salvemini, polemista celebre per le sue sferzanti battaglie contro la corruzione e in favore della moralità pubblica, fa in questo articolo sul “Mondo” (l’organo dei liberal-radicali fondato e diretto da Mario Pannunzio) i conti in tasca a quella che potrebbe dirsi “la casta” degli anni Cinquanta: i tanti accumulatori di cariche (e prebende) espressi per lo più dal mondo democristiano di allora, ma anche ex fascisti, padroni delle ferriere e arrampicatori sociali di lunga data. Uno di essi, l’amministratore e deus ex machina della Edison Giorgio Valerio, viene particolarmente preso di mira (Rossi gli fa letteralmente i conti in tasca). Valerio sarà di lì a pochi anni l’accanito organizzatore del fronte dei monopolisti elettrici che si opporranno alla nazionalizzazione realizzata nel 1962. Ma, pur impiegando ogni mezzo, perderà la sua battaglia.
Per dimostrare con un esempio quali risultati si possono raggiungere con l’aiuto del “Chi è?” [pubblicazione dell’epoca: ogni anno dava conto dei componenti della classe dirigente], approfondisco l’esame per un caso tipico: quello dell’ingegner Giorgio Valerio. Dagli “Indici e Dati della Mediobanca” ricavo che, al 30 giugno 1954, oltre ad essere: 1) amministratore delegato della Edison (capitale 125 miliardi); 2) presidente della Dinamo, Società Italiana per Imprese Elettriche (7,5 miliardi); 3) vice presidente della Emiliana Esercizi Elettrici (7 miliardi); 4) delle Officine Elettriche Genovesi (6 miliardi); 5) della Idroelettrica Subalpina (4,5 miliardi); 6) della Esticino (3 miliardi), l’ingegner Valerio era anche membro dei consigli di amministrazione delle seguenti società: 7) Strade Ferrate Meridionali (26,25 miliardi); 8) CIELI, Imprese Elettriche Liguri (20 miliardi); 9) Orobia (12,5 miliardi); 10) Elettrica Bresciana (9 miliardi); 11) Ovesticino (7,5 miliardi); 12) Ferrovie Nord Milano (2,5 miliardi); 13) Strade Ferrate del Mediterraneo (1,3 miliardi). Queste tredici società avevano, al 30 giugno 1954, un capitale nominale complessivo di 232,4 miliardi.(…) Partendo dal “Chi è?”, rilevo poi nelle Notizie Statistiche della Associazione fra le società per azioni, l’ammontare dei capitali delle società non quotate in Borsa, in cui l’ingegner Valerio ricopriva delle cariche sociali nel 1953 (anno dell’ultima edizione delle Notizie stesse). Oltre ad essere: 14) amministratore delegato ed unico consigliere della SIFI, Società Italiana Finanziamento Industrie (capitale 400 milioni), l’ingegner Valerio era presidente delle seguenti società: 15) Piacentina Perforazioni I. Massarenti (250 milioni); 16) CIEM, Costruzioni Elettromeccaniche Milano (100 milioni); 17) CO.GE.CO., Compagnia Generale Contatori (100 milioni); 18) SITAMET, Italiana Metalli e Minerali (20 milioni),; 19) SMIR, Mobiliare Immobiliare di Roma (10 milioni), e vice presidente delle società: 20) SICE, Industrie Chimiche Edison (2,5 miliardi); 21) SO.di.PI., Partecipazioni Industriali (2 miliardi),; 22) Metallurgica Vittorio Cobianchi (1,25 miliardi); 23) Lavori e Costruzioni Idrauliche (200 milioni); 24) Tagliaferri & C. (60 milioni); 25) SEMOLGRAS, Semi Olii Grassi (20 milioni); 26) Metano (10 milioni). In più l’ing. Valerio, sempre nel 1953, era consigliere delle seguenti società non quotate in borsa: 27) Condor, Industria Petrolifera e Chimica (12 miliardi); 28) Idroelettrica Sarca – Molveno (7 miliardi); 29) STEI, Società Termoelettrica Italiana (4 miliardi); 30) SISMA, Industrie Siderurgiche Metalliche & Affini (3 miliardi); 31) Cokapuania (2,4 miliardi); 32) EFI, Ente Finanziamenti Industriali (2 miliardi); 33) ACSA, Applicazioni Chimiche(1,5 miliardi); 34) CONIEL, Compagnia Nazionale Imprese Elettriche (1,4 miliardi); 35) Industriale S. Marco (800 milioni); 36) Fidenza Vetraia (600 milioni); 37) OSRAM, Società Riunite Osram-Edison-Clerici (560 milioni); 38) SVEL, Verbanese di Elettricità (360 milioni); 39) APE, Applicazione Processi Elettrochimici (300 milioni); 40) COFER, Cobianchi Ferro-Leghe (250 milioni); 41) Officine Meccaniche Ceruti (240 milioni); 42) Officine Elettromeccaniche Scarpa & Magnano (200 milioni); 43) Nazionale Gazometri (200 milioni); 44) Officine Bossi (100 milioni). Sono altre 31 società che avevano, nel 1953, complessivamente un capitale di 43,8 miliardi.
Ernesto Rossi, La lotta contro i monopoli: Valerio come cavia, in “Il Mondo”, 28 febbraio 1956.