
Ferdinando Marino, funzionario nel periodo fascista (e dopo) del Ministero della Marina, racconta in questa pagina il singolare caso di una riforma amministrativa che si risolve nella cervellotica sostituzione di un tipo di fascicolazione d’archivio ad un altro, con nessun risparmio ma invece ulteriori complicazioni nel lavoro degli impiegati.
Anche allora si parlava di riforma burocratica, di snellimento dei servizi, di abolizione dei controlli inutili. Se ben ricordo, dopo lo studio ponderoso di commissioni di tutti i gradi, venne fuori il famoso topolino (…). Tutto si concluse in una circolare dove, con frasi di profonda sapienza giuridica, si stabiliva, allo scopo di risparmiare il consumo della carta, l’abolizione dei doppi fogli. Le minute, d’allora in avanti, avrebbero dovuto redigersi sulle due facce di un solo mezzo foglio! Non mi risulta quanto di ciò abbia beneficiato l’Amministrazione: accertata fu invece la sconnessione dei fascicoli, i quali non più contenuti dal doppio foglio ma affidati a ganci metallici, chiamati tromboni, molte volte perdevano qualche allegato, sempre quello, naturalmente, che il capo ufficio fremente e sbuffante come una locomotiva di vecchio tipo, attendeva che gli fosse rintracciato. Allora, per ovviare al lamentato inconveniente (altra frase classica della quale fanno uso e abuso gli ingenui che scrivono ai giornali per fare spostare un mercatino rionale o magari un vespasiano) furono create delle speciali “carpette” di pesante cartone, le quali naturalmente neutralizzarono subito e bilanciarono le economie, qualora ce ne fossero state, per l’uso del mezzo foglio.
Ferdinando Marino, Il burocrate sorridente, Milano, Gastaldi editore, 1956, pp. 39-40.