Lo Stato Digitale nel PNRR – Digitalizzazione dei parchi nazionali e delle aree protette

Il 27% delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono dedicate alla transizione digitale, sviluppata lungo due assi: la banda ultra-larga e la trasformazione della PA in chiave digitale. Altri fondi sono destinati dal Piano all’innovazione digitale di infrastrutture, il fisco, sicurezza, sanità pubblica, turismo e cultura, sistema scolastico e ricerca universitaria. L’Osservatorio propone una ricognizione dei principali interventi di digitalizzazione del PNRR, del loro impatto sulle amministrazioni, dei tempi di realizzazione e del confronto con misure analoghe adottate da altri paesi europei. In questo post presentiamo la digitalizzazione dei parchi nazionali e delle aree marine protette. Il PNRR prevede 59,47 miliardi di euro stanziati per la rivoluzione verde e transizione ecologica e, di questi, 15,06 sono destinati alla tutela del territorio e della risorsa idrica, di cui 0,10 vengono riservati alla digitalizzazione dei parchi nazionali e delle aree protette per migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini attraverso la tutela delle aree esistenti e la creazione di nuove.

 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano muove dall’assunto che l’Italia è caratterizzata da un ecosistema naturale, agricolo e biologico unico. Un territorio di valore inestimabile che rappresenta un elemento centrale dell’identità, della cultura e della storia nazionale, motore dello sviluppo economico presente e futuro.

La sicurezza di questo territorio, intesa come la mitigazione dei rischi idrogeologici, la salvaguardia delle aree verde e della biodiversità, l’eliminazione dell’inquinamento delle acque e del terreno, e la disponibilità di risorse idriche sono aspetti fondamentali per assicurare la salute dei cittadini e, sotto il profilo economico, per attrarre investimenti. Sulla base di queste premesse il Piano pone in campo azioni per rendere il Paese più resiliente agli inevitabili cambiamenti climatici, proteggendo la natura e le biodiversità.

Per il raggiungimento di questi obiettivi, il Piano ritiene fondamentale, tra le altre azioni, la salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità che, ad oggi, rappresentano una priorità assoluta per l’Unione Europea.

Quest’ultima, infatti, con la “Strategia per la biodiversità entro il 2030” – EU Biodiversity Strategy for 2030 (Bringing nature back into our lives – Maggio 2020), si è posta l’ambizioso obiettivo di redigere un piano di ripristino della natura per migliorare lo stato di salute delle zone protette esistenti e nuove e riportare una natura variegata e resiliente in tutti i paesaggi e gli ecosistemi.

Con le misure proposte il Piano si prefigge, dunque, di intervenire, in linea con gli obiettivi prefissati nell’Agenda europea 2030, nelle dinamiche che governano la gestione di tutti i 24 parchi nazionali e le 31 aree marine protette del Paese, attraverso l’implementazione di procedure standardizzate e digitalizzate su tre ambiti strategici ai fini della modernizzazione, dell’efficienza e dell’efficacia d’azione delle aree protette: conservazione della natura, servizi ai visitatori, semplificazione amministrativa. In particolare:

  1. i) la conservazione della natura – monitoraggio delle pressioni e minacce su specie e habitat e cambiamento climatico. Il progetto mira ad approfondire la conoscenza sulla coerenza, le caratteristiche e lo stato di conservazione degli habitat e delle specie. Attraverso tale intervento sarà inoltre possibile sviluppare un’azione di monitoraggio e valutazione permanente, riuscendo a promuovere la sostenibilità nell’uso delle risorse naturali e introdurre l’applicazione dell’approccio ecosistemico e del principio di precauzione nella loro gestione, oltre che attuare politiche volte a garantire il soddisfacente stato di conservazione degli habitat e delle specie autoctone, anche attraverso l’attuazione di azioni pilota di protezione e ripristino;
  2. ii) servizi digitali ai visitatori dei parchi nazionali e delle aree marine protette. Il progetto mira a creare le condizioni per un’economia basata sul capitale naturale attraverso servizi e attività incentrate sulle risorse locali (natura, enogastronomia, artigianato, arte, cultura, ecc.) e al contempo promuovere educazione, formazione, informazione e sensibilizzazione sui temi del turismo sostenibile e del consumo critico di risorse. Per raggiungere questi obiettivi è prevista la realizzazione di piattaforme e servizi dedicati ai visitatori;

iii) semplificazione amministrativa – Digitalizzazione e semplificazione delle procedure per i servizi forniti da Parchi e Aree Marine Protette. Strettamente connesso all’intervento precedente, il progetto è orientato a semplificare le procedure per i cittadini nei comuni delle aree protette e garantire chiarezza dei termini e certezza dei tempi di risposta alle richieste.

Il Decreto semplificazioni 2021 ha, inoltre, istituito presso il Ministero della cultura la Soprintendenza speciale per il PNRR, affidata ad interim alla Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MiC, che opererà fino al 31 dicembre 2026 e avrà la doppia funzione di permettere un percorso rapido e il più possibile semplificato alle grandi opere previste dal Recovery Plan- così garantendo il massimo rispetto della tutela del paesaggio del patrimonio culturale italiano.

Infine, nell’ambito dello stesso decreto, è stata approvata anche l’istituzione di altri quattro musei nazionali autonomi: il Museo dell’Arte digitale, il Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia, il Parco archeologico di Sepino e la Pinacoteca Nazionale di Siena.

Il Piano, quindi, si pone l’obiettivo di un’azione a 360° su foreste, suolo, mare e aria del territorio italiano.

L’intento proclamato è il raggiungimento di una nuova centralità della funzione delle aree naturali protette, in particolare, nella nuova legislazione europea e nazionale.

Tuttavia, non si può fare a meno di rilevare che , nel PNRR, il governo ha destinato appena lo 0,04% dei fondi per le aree protette e biodiversità, frustrando così le indicazioni dell’Unione europea nella strategia per la biodiversità 2030, che mira: i) alla creazione di una più ampia rete di aree protette a livello dell’UE sulla terraferma e in mare (l’UE amplierà le aree Natura 2000 esistenti, proteggendo rigorosamente le zone ad altissima biodiversità e con un valore climatico molto elevato); ii) il varo di un piano dell’UE per il ripristino della natura, attraverso impegni e azioni concreti (l’UE mira a ripristinare gli ecosistemi degradati entro il 2030 e a gestirli in modo sostenibile, affrontando le cause principali della perdita di biodiversità. Nell’ambito di tale piano, la Commissione proporrà obiettivi vincolanti di ripristino della natura entro la fine del 2021); iii) l’introduzione di misure per consentire il necessario cambiamento radicale (la strategia mette in evidenza lo sblocco dei finanziamenti a favore della biodiversità e la messa in atto di un nuovo quadro di governance rafforzato per garantire una migliore attuazione e seguire i progressi compiuti; migliorare le conoscenze, i finanziamenti e gli investimenti e assicurare un maggiore rispetto della natura nel processo decisionale pubblico e imprenditoriale).

Inoltre, nel Piano non sembra sia specificato un calendario puntuale in ordine alle tempistiche di realizzazione di questi progetti.

Infine, il Piano non prende in considerazione i parchi regionali. Eppure, tali realtà svolgono un ruolo fondamentale nella valorizzazione della biodiversità e nella cura del nostro territorio, nella tutela della biodiversità e dello sviluppo sostenibile (si pensi che solo il sistema parchi della Lombardia, ad esempio, è costituito da 24 parchi regionali e 449 aree protette tra PLIS, riserve naturali statali, riserve naturali regionali, monumenti naturali e siti Rete Natura 2000). Ciononostante, non appaiono inclusi nel Piano.

Così, ad esempio, Federparchi Lombardia e 18 parchi lombardi hanno indirizzato una richiesta al Ministro della Transizione Ecologica per ottenere un sostegno duraturo alle attività degli Enti Parco regionali, chiedendo che i parchi regionali entrino nel programma di finanziamento nazionale.

Si auspica, dunque, che le numerose esperienze delle Comunità dei Parchi italiani diventino protagoniste nello sviluppo socioeconomico del territorio e possano rappresentare effettivamente un importante occasione di valorizzazione e implementazione del patrimonio di conoscenze e buone pratiche per la strategia delle green community.

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