La regolazione dei procedimenti amministrativi e la risposta al COVID-19

Nell’affrontare la diffusione del COVID-19 il Governo italiano ha adottato misure che hanno coniugato due necessità: da una parte, realizzare forme di distanziamento sociale nelle amministrazioni pubbliche lasciando a casa i dipendenti e rendendo i servizi fruibili solo per via telematica; dall’altra, svolgere sulla base di norme eccezionali i procedimenti amministrativi strettamente essenziali alla risposta all’epidemia procrastinando i termini di tutti gli altri (d.l. “Cura Italia”, art. 103).

Si è quindi adottata la soluzione derogatoria utilizzata nel passato per rispondere ad altre situazioni emergenziali, anche se è noto che questa decisione ha prodotto procedure inefficienti e creato il presupposto per l’insorgere di scandali corruttivi. È un fatto, però, che i tempi stretti dettati dalla diffusione del virus abbiano reso questa scelta obbligata. Ma anche concentrando gli sforzi delle burocrazie sui procedimenti legati al COVID-19, sono venuti al pettine i nodi di una amministrazione che non è in grado di dare risposte rapide ed efficaci. Le misure straordinarie adottate dal Governo per fornire ausili finanziari alle imprese e ai cittadini sono state comunque attuate con ritardi e scaricando sui cittadini e sulle imprese una quantità ancora eccessiva di adempimenti. Nel paragrafo che segue analizzeremo alcune misure di intervento evidenziando i problemi generati dalla complicazione burocratica la quale come reazione ha generato una pressante di accelerare nel breve termine i procedimenti emergenziali.

Riteniamo però importante indagare anche gli effetti dallo shock determinato dal COVID-19 sul futuro della regolazione delle attività amministrative in Italia. Infatti questa crisi, se messa a confronto con le precedenti grandi emergenze di protezione civile, ha caratteri particolari: essa ha investito contemporaneamente tutto il paese e non solo un’area territoriale limitata; ha un orizzonte temporale incerto, ma comunque lungo; non è solo una crisi sanitaria, in quanto si è rapidamente trasformata in una crisi economica, sociale e finanziaria. Questa crisi può dunque incidere più profondamente sulla lenta evoluzione di politiche di semplificazione, le quali hanno portato all’adozione di nuovi istituti giuridici (conferenza dei servizi, silenzio-assenso, termini procedimentali, sportelli unici, autocertificazione), ma che non hanno ancora dato il via a un utilizzo diffuso e generalizzato di altri strumenti della better regulation come l’Analisi d’impatto della regolazione-AIR. Queste politiche hanno conseguito qualche successo in termini di riduzione degli oneri informativi, ma non hanno portato a miglioramenti percepibili sul fronte della accelerazione dei tempi procedimentali. Le procedure derogatorie dettate dall’emergenza si sono di volta in volta innestate su queste politiche di semplificazione come una frequente eccezione, ma (fino a oggi) senza accelerarne il passo o correggere la traiettoria evolutiva.

Le pagine che seguono si propongono quindi di rispondere a questa ulteriore domanda: quanto e in che direzione questa crisi è destinata a modificare le politiche di semplificazione? Nei paragrafi successivi si descriveranno le principali misure di sussidio poste in essere per fronteggiare l’emergenza; se ne tracceranno poi le problematiche più rilevanti dal punto di vista amministrativo per trarre quindi alcune conclusioni finali.

Leggi l’articolo su La regolazione dei procedimenti amministrativi e la risposta al COVID-19  (di Federica Cacciatore, Fabrizio Di Mascio, Alessandro Natalini).

Il testo dell’articolo, pubblicato sul sito dell’Osservatorio AIR, è anche consultabile qui.