La Corte dei Conti critica l’esternalizzazione alle società in house dei processi di informatizzazione e digitalizzazione delle PA

La Corte dei Conti, con il Referto sull’informatica pubblica, ha contestato il depauperamento di competenze interne e l’esternalizzazione delle strategie in materia di informatizzazione determinato dall’eccessivo affidamento da parte delle pubbliche amministrazioni centrali, territoriali e locali a società in house dei processi di digitalizzazione delle stesse amministrazioni.

Nell’ambito del Referto sull’informatica pubblica i Giudici contabili hanno evidenziato che una parte consistente dell’informatica pubblica è gestita attraverso società in house che forniscono beni (hardware e software) e servizi alle amministrazioni a titolo oneroso sulla base di accordi quadro o convenzioni. In particolare, dalla Rilevazione sulla spesa ICT nella PA condotta da AgID nel 2018, che ha riguardato Ministeri, Enti e Agenzie principali, Regioni, Province e Città metropolitane emerge una situazione diversificata nella gestione dell’ICT, nell’ambito della quale, tuttavia, assume un rilievo preponderante l’attribuzione delle attività a società in house e in outsourcing rispetto alla gestione diretta e interna.

Nel nostro Paese più di 400 società in house, con circa 10.000 dipendenti, sono dedicate a fornire alle amministrazioni i servizi informatici.

L’esternalizzazione della modalità di gestione della digitalizzazione delle amministrazioni secondo i Giudici contabili non è corretta. La digitalizzazione è considerata alla stregua di una mera commodity piuttosto che come una leva strategica per orientare i processi e gestire il cambiamento delle pubbliche amministrazioni.

Il ricorso a tali società, infatti, preclude alle amministrazioni di assumere una governance efficace delle decisioni strategiche. È impossibile assumere le decisioni strategiche e verificarne gli effetti se le competenze tecniche sono prevalentemente esternalizzate.

Tra l’altro la scelta di esternalizzare i processi di informatizzazione e digitalizzazione delle amministrazioni non consente neppure a quest’ultime che di acquisire le necessarie competenze interne e di monitorare adeguatamente lo stato di avanzamento.

La Corte conclude che a fronte del livello inadeguato di informatizzazione dei dipendenti pubblici, piuttosto che esternalizzare a società in house sarebbe necessario investire nelle competenze digitali della pubblica amministrazione e, in particolare, del personale, anche garantendo un ricambio generazionale, come del resto previsto dall’articolo 3 della legge n. 56 del 19 giugno 2019, Interventi per la concretezza delle azioni delle Pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo, c.d. legge “concretezza”.

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