Un’interrogazione parlamentare sull’uso del riconoscimento facciale in Italia: il caso S.A.R.I.

La Polizia di Stato ha un nuovo alleato nella lotta contro il crimine: il Sistema Automatico Riconoscimento Immagini (S.A.R.I.). Il Garante per la protezione dei dati personali e una recente interrogazione parlamentare cercano di fugare ogni dubbio su possibili lesioni del diritto alla privacy causate dall’utilizzo di un algoritmo di riconoscimento facciale da parte delle forze di polizia e di sicurezza.

Nel settembre 2018 l’Italia è venuta a sapere che la Polizia di Stato aveva arrestato a Brescia due uomini perché ritenuti responsabili di un furto in appartamento. Una notizia in apparenza di scarso rilievo se non fosse che nel comunicato stampa si annunciava che la scoperta dei due ladri era stata possibile grazie al Sistema Automatico Riconoscimento Immagini (S.A.R.I.) che «consente di effettuare ricerche nella banca dati A.F.I.S. [Automated Fingerprint Identification System] attraverso l’inserimento di un’immagine fotografica di un soggetto ignoto che, elaborata da due algoritmi di riconoscimento facciale, fornisce un elenco di immagini ordinato secondo un grado di similarità».

Qualche informazione in più su questo innovativo applicativo si ricava indirettamente dal capitolato tecnico della procedura volta alla fornitura della soluzione integrata per il S.A.R.I., aggiudicata in favore di due società italiane nel gennaio 2017.

Vi sono due sistemi: il Sistema Real-Time e il Sistema Enterprise. Il primo analizza in tempo reale i volti di soggetti ripresi da telecamere installate in un’area geografica delimitata, confrontandoli con quelli presenti in una banca dati. Quando l’algoritmo riscontra una corrispondenza, viene generato un alert in grado di richiamare l’attenzione dell’operatore, facilitando così le operazioni di controllo del territorio in occasione di eventi o manifestazioni. Ad oggi non si ha notizia di casi di utilizzo del Sistema Real-Time da parte della Polizia di Stato.

Diffuso è invece il ricorso al Sistema Enterprise che è capace di identificare un volto presente in un’immagine, facendo una ricerca in modo automatizzato all’interno di una banca dati di soggetti fotosegnalati. Nel luglio 2018 il Garante per la protezione dei dati personali ha tra l’altro rilevato la sua compatibilità con la disciplina in materia di protezione dei dati personali. Il Sistema Enterprise non costituisce infatti un nuovo trattamento di dati personali in quanto si limita ad automatizzare alcune operazioni che prima richiedevano l’inserimento manuale di connotati identificativi, consentendo le operazioni di ricerca nella banca dati A.F.I.S. attraverso il semplice inserimento di una fotografia.

L’intervento del Garante per la protezione dei dati personali non è stato tuttavia capace di eliminare i timori relativi a possibili violazioni del diritto alla privacy, timori accresciuti a seguito della pubblicazione di un’inchiesta del New York Times che ha rivelato come le forze dell’ordine americane facciano uso di una app per il riconoscimento facciale (Clearview). Il database di questa app, ideata da una azienda privata, sarebbe composto da oltre tre miliardi di immagini prese da Facebook, YouTube e altri siti web.

Il 21 gennaio scorso, dopo solo tre giorni dalla pubblicazione dell’articolo del New York Times, il deputato Filippo Sensi del Partito democratico ha presentato un’interrogazione parlamentare con la quale ha chiesto al Governo se le forze di polizia e di sicurezza italiane utilizzino un software simile a Clearview e, in caso affermativo, quanti siano i cittadini presenti nella banca dati e chi vi ha accesso.

Il sottosegretario Carlo Sibilia ha dato risposta negativa. La Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri si avvalgono esclusivamente del S.A.R.I. Enterprise che consente di risalire all’identità di un individuo mediante il confronto di volti su una lista di candidati, selezionati dall’algoritmo tra tutte le foto segnaletiche presenti nella banca dati A.F.I.S. In questa sono attualmente presenti 17.592.769 cartellini fotosegnaletici, corrispondenti a 9.882.490 individui diversi. I cittadini italiani schedati sono 2.090.064.

Licenza Creative Commons
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.