Il governo un anno dopo: l’editoriale di Sabino Cassese

Un anno di governo: come è andata? Il 65° esecutivo della settantatreenne Repubblica ha giurato il 1° giugno del 2018, dopo una difficile gestazione di tre mesi. Fu composto per più del 40 per cento di pentastellati, per quasi il 30 per cento di leghisti, per poco più del 30 per cento di «indipendenti», con una percentuale di donne inferiore della metà a quella del Paese e un’età media nettamente superiore a quella degli italiani. Ha perduto per strada un ministro e un sottosegretario.

Il 5 giugno dell’anno scorso, nel presentare il governo al Parlamento, il presidente del Consiglio dichiarava che «la crescente disaffezione verso le istituzioni e la progressiva perdita di prestigio di chi ha l’onore di ricoprire cariche al loro interno devono spingere tutti noi a un supplemento di responsabilità». Possiamo ora dire che tale «supplemento di responsabilità» non c’è stato.

L’esecutivo è composto di due forze politiche nuove definite populiste, ma in realtà leaderiste: chi ha mai sentito parlare, in quest’anno, gli organi collegiali dei due movimenti?

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