Co-creare la democrazia: la tecnologia al servizio delle istituzioni UE

Che aspetto avrà l’amministrazione europea tra dieci anni? Come, e in quale misura, sarà possibile garantire la partecipazione dei cittadini alla costruzione delle politiche pubbliche europee? Un rapporto del centro studi del Parlamento europeo guarda all’uso della tecnologia al fine di co-creare le decisioni dell’Unione

 

Che aspetto avrà l’amministrazione europea tra dieci anni? In particolare, che ruolo giocherà la tecnologia nelle interazioni tra le istituzioni dell’Unione e i portatori di interesse? Ne discute una recente pubblicazione del centro studi del Parlamento europeo, dal titolo “Using technology to co-create EU policies”. Il tema è di attualità politica a Bruxelles. Il programma politico di Ursula von der Leyen indica, tra le sei priorità per la nuova legislatura, “a new push for European democracy”. La proposta della Commissione è la creazione di un forum – la “Conferenza sul futuro dell’Europa” – aperto ai contributi di cittadini e gruppi di pressione, che raccolga idee sul futuro dell’Unione europea. Spetterà alla Conferenza, al termine di un biennio di lavoro, indicare alle istituzioni europee le soluzioni strutturali e procedimentali che favoriscano politiche pubbliche europee più inclusive.

Il rapporto descrive benefici (attesi) e rischi che derivano dall’uso di tecnologie digitali – ad esempio, piattaforme online e sistemi di aggregazione delle politiche pubbliche – nella elaborazione delle politiche pubbliche.

Alla prima parte, che descrive i passaggi cruciali del processo di apertura alle istanze della società civile da parte delle istituzioni dell’Unione, fa da contraltare la seconda, attenta piuttosto ai rischi che si associano comunemente a queste ultime. C’è anzitutto un problema di “quantità” di regole. Secondo il rapporto è da scongiurare tanto l’eccesso quanto la deficienza di regolazione delle tecnologie, soprattutto quelle cd. “di frontiera”. C’è poi il tema della tutela della riservatezza dei cittadini. Se, per un verso, la tecnologia applicata ai processi decisionali si alimenta attraverso i dati degli utenti; per altro verso al legislatore europeo è imposta la tutela delle informazioni pertinenti la sfera personale dei cittadini che partecipano. Vanno considerati, infine, il problema della esclusione sociale (di coloro non hanno familiarità con le nuove tecnologie) e quello, più generale, dell’accesso alla tecnologia digitale.

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