{"id":19525,"date":"2014-02-18T10:01:07","date_gmt":"2014-02-18T09:01:07","guid":{"rendered":"https:\/\/www.irpa.eu\/pubblicazione\/banda-larga-e-reti-ngn\/"},"modified":"2019-04-23T17:48:56","modified_gmt":"2019-04-23T15:48:56","slug":"banda-larga-e-reti-ngn","status":"publish","type":"publication","link":"https:\/\/www.irpa.eu\/en\/publication\/banda-larga-e-reti-ngn\/","title":{"rendered":"Banda larga e reti ngn"},"content":{"rendered":"
a cura di Susanna Screpanti<\/p>\n
(aggiornamento al 9 settembre 2016)<\/em><\/p>\n Le informazioni e le opinioni contenute in questo Dossier costituiscono il risultato di elaborazioni condotte dall\u2019Autrice su dati pubblici, che possono pervenire da varie fonti, regolarmente citate.\u00a0 I contenuti del Dossier non impegnano IRPA, n\u00e9 l\u2019Istituzione di appartenenza. Tutte le informazioni contenute nel presente documento sono soggette a un aggiornamento almeno semestrale e potranno, dunque, essere oggetto di modifica successivamente alla data di redazione del medesimo. IRPA non \u00e8 responsabile per eventuali danni, derivanti anche da imprecisioni e\/o errori, che possano derivare all\u2019utente e\/o a terzi dall\u2019uso dei dati e delle informazioni contenute nel presente documento<\/em><\/p>\n <\/p>\n Le reti di nuova generazione a banda larga e ultra-larga costituiscono l\u2019infrastruttura tecnologica portante dell\u2019economia digitale e della societ\u00e0 dell\u2019informazione, fondamentale per l\u2019innovazione, la competitivit\u00e0 e la crescita economica e sociale.<\/p>\n Il World Economic Forum (Wef) nel rapporto 2016 \u201cGlobal Information Technology<\/a>\u201d si focalizza sull\u2019avvio di una \u201ctrasformazione globale caratterizzata dalla convergenza di tecnologie digitali\u201d,\u00a0<\/em>che dar\u00e0 vita a una quarta rivoluzione industriale. Quattro sono gli aspetti cruciali:<\/p>\n In base alla classifica del Wef, i Paesi che hanno manifestato maggiore capacit\u00e0 innovativa (in termini di infrastrutture\/competenze\/accessibilit\u00e0\/individui\/imprese\/settore pubblico), beneficiandone a livello economico e sociale sono: Finlandia, Svizzera, Svezia, Israele, Singapore, Paesi Bassi e USA.<\/p>\n In Europa la situazione \u00e8 piuttosto disomogenea e l\u2019Italia risulta al 45\u00b0 posto della classifica molto dopo la Germania, la Francia e la Spagna. La Germania in particolare eccelle su\u00a0\u201cskill\u201d e infrastrutture digitali, ma \u00e8 in ritardo nella trasformazione digitale dell\u2019amministrazione pubblica; la Francia eccelle nei servizi digitali ai cittadini, nelle pratiche di e-participation e nella penetrazione della banda ultra-larga, mentre spazi di miglioramento esistono con riferimento alla digitalizzazione delle imprese.<\/p>\n L\u2019Italia \u00e8 risalita di 10 posizioni rispetto al 2015 e le \u00e8 stata attribuita la qualifica di \u201ctop mover\u201d. Sebbene rimangono i problemi di una forte burocrazia e di una grave carenza di competenze digitali nella popolazione, il salto di qualit\u00e0 \u00e8 da attribuire ai recenti programmi governativi\u00a0(<\/em>diffusione banda larga e reti NGN; servizi on-line ai propri cittadini; creazione di una migliore ambiente per le start-up e imprese innovative).<\/p>\n Le istituzioni europee sono consapevoli dell\u2019importanza della banda larga per l\u2019economia e la societ\u00e0 digitale in Europa. A tale fine, la Commissione europea ha elaborato una\u00a0strategia per il Mercato unico digitale<\/strong>\u00a0[COM(2015) 192<\/a>] del 6 maggio 2015 che dovrebbe apportare fino a 415 miliardi di euro\u00a0all\u2019anno\u00a0all\u2019economia dell\u2019UE. L\u2019UE prevede di realizzare profonde riforme tramite 16 azioni chiave, basate su tre pilastri:<\/p>\n 1) migliorare l\u2019accesso dei consumatori e delle imprese ai beni e servizi digitali in tutta Europa;<\/p>\n 2) creare un contesto favorevole e parit\u00e0 di condizioni affinch\u00e9 le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi;<\/p>\n 3) massimizzare il potenziale di crescita dell\u2019economia digitale.<\/p>\n Per approfondire il tema del mercato unico digitale, si pu\u00f2 consultare il sito dedicato al tema dalla Commissione europea (qui<\/a>) e il testo del rapporto\u00a0Europe\u2019s Digital Progress Report 2016<\/em>.<\/a><\/p>\n Il potenziale dell\u2019economia digitale, del mercato unico e della convergenza tecnologica pu\u00f2 essere realizzato solo se ci sono adeguate infrastrutture digitali che consentano velocit\u00e0 superiori a 30 Mbps. Tuttavia, solo le reti digitali a banda larga ultraveloce (100 Mbps) consentono di sostenere una vera e propria rivoluzione infrastrutturale, compatibile con una nuova era digitale, e un efficace funzionamento della filiera industriale di internet.<\/p>\n Le Direttive e i Regolamenti europei del 2009 istituiscono un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica con l\u2019obiettivo di rafforzare la concorrenza, agevolando l\u2019ingresso dei nuovi operatori, e di incentivare gli investimenti nel settore. Ci\u00f2 vale anche per la banda larga e le reti di nuova generazione, sebbene nelle direttive non ci sia una disciplina di dettaglio e i servizi collegati non rientrino nel perimetro del servizio universale.<\/p>\n In tema di banda larga, la Strategia Europea 2020 e\u00a0l\u2019Agenda Digitale Europea<\/a>\u00a0prevedono gli obiettivi che gli Stati membri devono realizzare entro il 2020:<\/p>\n In tema di servizi digitali, gli obiettivi europei da raggiungere entro 2015 sono:<\/p>\n Si stima che la piena attuazione dell\u2019Agenda digitale far\u00e0 aumentare il PIL europeo del 5% nei prossimi otto anni, aumentando gli investimenti nelle Tecnologie dell\u2019informazione e della Comunicazione, migliorando i livelli di competenza digitale e consentendo l\u2019innovazione del settore pubblico. In particolare, un aumento del 10% della penetrazione della banda larga veloce e ultra veloce pu\u00f2 contribuire sia alla formazione di una societ\u00e0 digitale, sia alla crescita economica, con un aumento del PIL del 1 \u2013 1,5%.<\/p>\n Grazie alla realizzazione delle infrastrutture digitali potrebbero essere creati 1,2 milioni di posti di lavoro entro il 2015. Nel lungo termine ci\u00f2 porterebbe alla creazione di 3,8 milioni di nuovi posti di lavoro in tutti i settori dell\u2019economia.<\/p>\n Nel 2016, la Commissione europea ha analizzato i progressi degli Stati membri in base agli indicatori contenuti nell\u2019Indice di digitalizzazione dell\u2019economia e della societ\u00e0 (DESI, 2016<\/a>), che riguardano: 1) connettivit\u00e0; 2) capitale umano; 3) uso di internet; 4) integrazione delle tecnologie digitali; 5) servizi pubblici digitali.<\/p>\n L\u2019Italia si conferma tra i paesi con le pi\u00f9 basse prestazioni digitali, inferiori alla media europea, insieme a Bulgaria, Cipro, Grecia, Croazia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovenia e Slovacchia. In particolare, l\u2019Italia occupa la 25\u00b0 posizione nella classifica degli Stati membri dell\u2019UE.<\/p>\n Commissione europea, 2016<\/p>\n Ad ogni modo, l\u2019Italia fa parte del gruppo di paesi (Croazia, Lettonia, Romania, Slovenia e Spagna) che stanno recuperando, ossia dei paesi il cui punteggio \u00e8 ancora al di sotto della media UE ma \u00e8 aumentato pi\u00f9 velocemente di quello dell\u2019UE nel suo insieme.<\/p>\n La copertura delle reti NGA \u00e8 passata dal 36% delle famiglie nel 2014 al 44% nel 2015, a fronte di una media europea del 71%. I progressi sono ancora troppo lenti, ostacolando anche la sottoscrizione di abbonamenti alla banda larga veloce: la percentuale di sottoscrittori al broadband fisso \u00e8 pari al 53% delle famiglie a fronte del 72% della media europea; la percentuale di sottoscrittori al fast broadband (servizi con banda superiore a 30 Mbit\/s) raggiunge appena il 5,4% del totale delle famiglie a fronte di una media europea del 30% (terzultima posizione nella UE).<\/p>\n L\u2019assenza di competenze digitali di base \u00e8 la ragione principale del basso tasso di adozione della banda larga fissa. In effetti, il 37% della popolazione non usa internet regolarmente e il restante 63% svolge poche attivit\u00e0 complesse online. Per quanto riguarda i servizi pubblici digitali, l\u2019Italia si avvicina alla media dell\u2019UE.<\/p>\n Di seguito, si riporta la selezione dei principali documenti che la Commissione europea ha elaborato negli ultimi anni per la regolazione del settore<\/p>\n Nell\u2019anno in corso, la Commissione presenter\u00e0 una versione aggiornata delle norme UE in materia di telecomunicazioni che dovrebbe incentivare e raccogliere pi\u00f9 investimenti privati e garantire la prevedibilit\u00e0 normativa e condizioni adeguate perch\u00e9 tutti gli operatori possano investire. Si concentrer\u00e0 inoltre su un migliore coordinamento dello spettro radio e delle comunicazioni mobili 5G del futuro.<\/p>\n Il fabbisogno d\u2019investimento<\/u><\/em><\/p>\n Occorrono ingenti investimenti per completare la dotazione infrastrutturale e per la realizzazione, praticamente\u00a0ex novo\u00a0<\/em>in molte zone dell\u2019Europa, delle reti di nuova generazione\u00a0(Next Generation Network<\/em>\u00a0\u2013 NGN) che consentano l\u2019accesso a internet veloce e super veloce (tra i 30 e 100 Mbps) e la diffusione dei servizi digitali di nuova generazione.<\/p>\n Il fabbisogno di investimento \u00e8 ingente ed ha un orizzonte temporale di lungo periodo. In base ad una recente analisi della Commissione europea sui finanziamenti necessari per raggiungere gli obiettivi digitali entro il 2020 si stima che, nello scenario pi\u00f9 ottimista, l\u2019obiettivo di copertura di 30 Mbps per tutti sar\u00e0 raggiunto in Europa soltanto se saranno investiti 34 miliardi di euro, di cui 21 miliardi di euro provenienti da fonti pubbliche[1]<\/sup><\/a>.<\/p>\n La stima per raggiungere l\u2019obiettivo pi\u00f9 ambizioso (met\u00e0 delle famiglie europee con 100 Mbps di abbonamento) \u00e8 pari a 92,4 miliardi di euro.<\/p>\n Per l\u2019Italia, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) stima un fabbisogno di investimenti compreso in un\u00a0range<\/em>\u00a0di 9-24 miliardi di euro, a seconda delle tecnologie adottate.<\/p>\n I fondi e gli strumenti finanziari<\/u><\/em><\/p>\n Per il periodo di programmazione che si chiude nel 2020, l\u2019Europa ha deciso di mettere in campo maggiori risorse per incentivare gli investimenti digitali in ICT e per le reti che consentono la diffusione della banda larga veloce e ultra-veloce. \u00c8 previsto che tali risorse europee provengano dai\u00a0Fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE).<\/strong><\/p>\n Mentre nel precedente periodo di programmazione 2007-2013 sono stati destinati 2,7 miliardi di euro per le reti di nuova generazione, nel periodo di programmazione 2014-2020, le risorse destinate esclusivamente agli investimenti di questo tipo sono aumentati e pari a 6,4 miliardi di euro (5 miliardi dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale \u2013 FESR; 1,5 miliardi dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale \u2013 FEASR).<\/p>\n Lo strumento della\u00a0Connecting Europe Facility<\/strong>\u00a0previsto nel\u00a0Reg. (CE) 11-12-2013 n. 1316\/2013 che istituisce il meccanismo per collegare l\u2019Europa<\/a>\u00a0ha una dotazione che ammonta a 33,3 miliardi di euro, di cui oltre 1 miliardo \u00e8 destinato a reti e servizi digitali, di cui circa 170 milioni destinati allo sviluppo di reti a banda larga e 970 milioni a infrastrutture per servizi digitali (entro il 2020).<\/p>\n La Connecting Europe Facility intende fare leva sui nuovi strumenti finanziari tramite la Banca europea per gli investimenti (BEI). In base a questo meccanismo, la Commissione europea e la BEI possono finanziare prestiti,\u00a0project bond<\/em>\u00a0e garanzie per il finanziamento di progetti in materia di telecomunicazioni.<\/p>\n Si stima che la\u00a0Banca europea degli investimenti<\/strong>\u00a0(BEI) investir\u00e0 nel settore delle TLC, soprattutto su base\u00a0corporate<\/em>, 16 miliardi di euro entro il 2020, contribuendo agli investimenti dei privati nella realizzazione delle reti di nuova generazione. Nel 2014, la BEI ha concesso prestiti per 2,27 miliardi di euro nel settore delle TLC.<\/p>\n In tale contesto, la Commissione europea ha proposto un regolamento sugli\u00a0Orientamenti per le reti trans-europee di telecomunicazioni<\/em>.<\/a>con le regole sui progetti di interesse europeo finanziabili con le risorse europee.<\/p>\n La Commissione europea ha inoltre pubblicato nel 2014 una guida per le autorit\u00e0 nazionali e regionali\u00a0The digital Agenda Toolbox<\/a>\u00a0al fine di fornire loro un supporto operativo su come sfruttare al meglio le risorse europee messe a disposizione per la crescita digitale tramite i Fondi strutturali e i Fondi di investimento. Si veda anche la guida sugli investimenti in banda larga,\u00a0Guide to high-speed broadband Investments<\/a>.<\/p>\n Un contributo importante agli investimenti nella banda larga e nelle reti di nuova generazione potr\u00e0 provenire dal\u00a0Piano Junker<\/a>\u00a0(315 miliardi di euro) e dal\u00a0Fondo europeo per gli investimenti strategici<\/strong>\u00a0(FEIS). In questo contesto, le\u00a0banche\/istituzioni di promozione nazionale<\/strong>\u00a0sono chiamate a svolgere un ruolo cruciale per sbloccare gli investimenti e portare avanti il Piano di investimenti e assicurare un uso quanto pi\u00f9 efficiente delle risorse pubbliche.<\/p>\n L\u2019Italia \u00e8 stato il quarto paese ad annunciare un contributo tramite la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) per un importo pari a 8 miliardi di euro.<\/p>\n Le analisi dell\u2019Autorit\u00e0 garante delle comunicazioni elettroniche (Agcom) risultano sostanzialmente in linea con i dati forniti dalla Commissione europea (vedi par. 2), in base ai quali l\u2019Italia ha mostrato nel 2015 una migliore capacit\u00e0 di recupero del divario rispetto all\u2019Europa negli indicatori infrastrutturali e di offerta di nuovi servizi, sebbene si registri ancora un risultato negativo dal lato della domanda.<\/p>\n La disponibilit\u00e0 dei servizi di accesso a reti fisse a banda larga ha raggiunto il 99% delle abitazioni e quella a banda ultralarga \u00e8 passata dal 36% del 2014 al 44% del 2015.<\/p>\n A marzo 2016, gli accessi broadband hanno raggiunto i 15,1 milioni di linee, con un aumento su base annua di 580 mila unit\u00e0, superiore alla crescita osservata tra marzo 2015 e marzo 2014 (+380 mila unit\u00e0). Il peso degli accessi con velocit\u00e0 maggiore di 30 Mbps (1,2 milioni in marzo) \u00e8 pari all\u20198,2% (contro il 4,3% del marzo 2015).<\/p>\n A marzo 2016, le linee broadband di nuova generazione ammontano a 1,7 milioni di unit\u00e0, con una crescita su base annua di circa +820 mila linee. La diffusione degli accessi alle reti di nuova generazione risulta in accelerazione: l\u2019aumento da inizio anno \u00e8 stato pari a circa +280 mila linee, contro un corrispondente valore di +125 mila registrato nel primo trimestre del 2015.<\/p>\n I consumatori italiani continuano a preferire l\u2019accesso alle reti mobili rispetto a quelle fisse (75% di diffusione contro il 53% degli accessi alla rete fissa a banda larga base, sintomo di un rallentato processo di convergenza rispetto all\u2019Europa in cui gli indicatori sono pressoch\u00e9 equivalenti e pari al 72 e al 75%); la diffusione degli accessi a banda ultra-larga \u00e8 ancora molto bassa (5,4% il numero di abbonati sulla popolazione contro il 30% dell\u2019UE, anche se in aumento rispetto al 2014, in cui la percentuale era ferma al 3,8%); l\u20191,8% del reddito pro-capite degli italiani \u00e8 assorbito dalla spesa al minore prezzo disponibile per l\u2019abbonamento a servizi a banda larga contro l\u20191,3% della media europea.<\/p>\n All\u2019origine delle performance poco soddisfacenti dell\u2019Italia due fattori determinanti: un minor livello di specializzazione e cultura digitale da un lato e l\u2019invecchiamento della popolazione dall\u2019altro. Anche il settore dell\u2019industria (e in particolare delle piccole e medie imprese) e quello della pubblica amministrazione fanno registrare ritardi nella propensione all\u2019uso della Rete sebbene in misura minore rispetto al settore domestico.<\/p>\n Sul versante delle infrastrutture di ultima generazione, fisse e mobili, si registra nel 2015 una crescita per effetto della ripresa degli investimenti delle imprese. Gli investimenti in reti fisse aumentano del 24% e quelli in reti mobili del 16% raggiungendo, nel 2015, i 7,4 miliardi di euro (pi\u00f9 del 6% della spesa in investimenti in Italia).<\/p>\n Il divario tra le diverse aree del paese ha spinto il Governo ad accelerare il piano per la banda ultralarga puntando sull\u2019investimento diretto dello Stato nella realizzazione delle nuove reti.<\/p>\n Nel 2015 sono stati stanziati, per il programma di sviluppo 2016-2020, 2 miliardi di euro attraverso i fondi europei per programmi regionali gi\u00e0 approvati dalla Commissione e 4,9 miliardi di risorse pubbliche sono stimati per il prossimo futuro<\/p>\n Secondo l\u2019Istat (2016) l\u2019eventuale copertura totale della banda ultralarga porterebbe a un aumento del valore aggiunto pari al 23% nei servizi di mercato, all\u2019 11% nelle costruzioni e al 9% nel commercio e nell\u2019 industria in senso stretto. Ad essere avvantaggiato sarebbe soprattutto il Centro-Nord con aumenti tra il 16% in Valle d\u2019 Aosta e l\u201911% nelle Marche, mentre il Mezzogiorno registrerebbe incrementi pi\u00f9 contenuti, tra il 10% in Campania e Calabria e il 7% in Sicilia.<\/p>\n L\u2019Italia ha fatto propri gli obiettivi dell\u2019Agenda Digitale Europea ed ha intrapreso numerose iniziative in materia di banda larga, reti di nuova generazione e servizi digitali:<\/p>\n Sullo stato dell\u2019arte delle gare pubbliche per completare il Piano nazionale banda larga e il Progetto Strategico Banda Ultra-larga si veda\u00a0qui<\/a>\u00a0e i dati forniti da\u00a0Infratel Italia<\/a>, societ\u00e0 in-house del Ministero dello sviluppo economico e soggetto attuatore dei Piani Banda Larga e Ultra Larga del Governo. Il suo obiettivo \u00e8 ridurre il digital divide nelle aree a fallimento di mercato, attraverso la realizzazione e l\u2019integrazione di infrastrutture capaci di estendere le opportunit\u00e0 di accesso a internet veloce. Accedere a servizi a banda larga e ultra larga \u00e8, infatti, essenziale per lo sviluppo e la competitivit\u00e0 di un moderno sistema economico, basato sulla conoscenza e sullo scambio veloce ed efficiente di dati ed informazioni.<\/p>\n La Strategia italiana per la realizzazione degli obiettivi stabiliti dall\u2019Agenda Digitale Europea \u00e8 contenuta\u00a0nell\u2019Agenda Digitale Italiana<\/a>, i cui punti cardine sono:<\/p>\n Nell\u2019ambito dell\u2019Agenda Digitale Italiana, si prevedono una serie di interventi strategici per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei rapporti con imprese e cittadini:<\/p>\n L\u2019attuazione dell\u2019Agenda Digitale Italiana assume un ruolo centrale, sia per conseguire obiettivi di crescita, come conseguenza di un miglioramento della produttivit\u00e0 delle imprese e dell\u2019efficienza della pubblica amministrazione, sia di inclusione sociale, in termini di maggiori opportunit\u00e0 per i cittadini e le famiglie di partecipare ai benefici della societ\u00e0 dell\u2019informazione.<\/p>\n Secondo le stime dell\u2019Osservatorio Agenda digitale della School of Management del Politecnico di Milano, un ritardo nell\u2019attuazione dell\u2019Agenda digitale costa 1 miliardo di euro al mese in termini di risparmi mancati della PA. In particolare:<\/p>\n Oltre a essere una leva di efficienza per la PA, l\u2019Agenda digitale \u00e8 anche un\u2019opportunit\u00e0 di crescita per le imprese (ad esempio, 6 miliardi di minori costi nell\u2019ipotesi di aumento dal 5% al 15% della digitalizzazione dei processi commerciali), di nascita di nuove startup (con un impatto sul PIL dello 0,2% grazie a uno stanziamento di 300 milioni l\u2019anno in fondi seed) e di risparmio per le famiglie (ad esempio, 3 miliardi di euro l\u2019anno, ipotizzando che l\u2019e-commerce passi dall\u2019attuale 2,6% al 10%).<\/p>\n Sono molto positivi la previsione di realizzare il catasto delle infrastrutture di comunicazione nel sottosuolo e l\u2019approvazione del\u00a0Decreto scavi<\/a>, che contiene le nuove regole tecniche sulle operazioni di scavo e ripristino per la posa di infrastrutture digitali nelle infrastrutture stradali. Si stima si libereranno investimenti tra i 7 e i 10 miliardi di euro.<\/p>\n Nel Decreto Sblocca Italia (D.L. n. 133\/2014) si prevedono specifiche misure rilevanti in tema di banda larga e ultra-larga (art. 6):<\/p>\n Nell\u2019Accordo di partenariato 2014-2020<\/a>\u00a0un Obiettivo Tematico (OT n. 2) \u00e8 riservato a:\u00a0Migliorare l\u2019accesso alle Tecnologie dell\u2019informazione e della comunicazione, nonch\u00e9 l\u2019impiego e la qualit\u00e0 delle medesime<\/em>, a cui viene riservata una dotazione pari a 1.925 milioni di euro per gli anni 2014-2020, di cui 1.789 milioni di euro a valere sul FESR (1.401 per le regioni meno sviluppate; 307 per le regioni pi\u00f9 sviluppate e 72 per le regioni in transizione) e 136.5 milioni di euro a valere sul fondo FEASR.<\/p>\n Il 3 marzo 2015, il Consiglio dei Ministri ha approvato il\u00a0Piano nazionale Banda Ultra-larga e il Piano Crescita Digitale<\/a>, due strategie sinergiche per il perseguimento degli obiettivi dell\u2019Agenda Digitale con un orizzonte temporale al 2020.<\/p>\n Lo scopo \u00e8 quello di sfruttare al meglio il potenziale delle tecnologie dell\u2019informazione e della comunicazione per favorire l\u2019innovazione, la crescita economica e la competitivit\u00e0.<\/p>\n Relazione tra Strategia BUL, Piano Crescita digitale e gli indicatori europei DESI<\/p>\n Presidenza del Consiglio, 2016<\/p>\n \u00a0<\/strong><\/p>\n Il Piano Strategico per la banda ultra-larga si pone l\u2019obiettivo di massimizzare entro il 2020 la copertura della popolazione (85%) con una connettivit\u00e0 ad almeno 100 Mbps, che \u00e8 l\u2019unica a poter essere definita ultra fast broadband nell\u2019accezione dell\u2019Agenda Digitale e comunque garantire a tutti i cittadini almeno 30 Mbps in download (fast broadband, nell\u2019accezione dell\u2019Agenda Digitale Europea).<\/p>\n Il Piano strategico, in particolare, prevede di investire pi\u00f9 di 6 miliardi di euro di risorse pubbliche entro il 2020 che, anche attraverso alcuni interventi tesi alla semplificazione del contesto di riferimento, potrebbero arrivare a mobilitare un importo analogo da parte degli operatori privati, con un mix virtuoso di investimenti pubblici e privati.<\/p>\n Le risorse pubbliche dovrebbero provenire per 2 miliardi di euro dai Fondi FESR e FEASR e per 4 miliardi di euro dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC, ex FAS). Risorse aggiuntive potrebbero provenire dal Piano Juncker, in base al quale tra i settori da privilegiare c\u2019\u00e8 proprio quello delle infrastrutture per la banda larga.<\/p>\n Il piano individua tre scenari in funzione della quota di risorse private mobilitate:<\/p>\n In base al Piano per la banda ultra-larga, il territorio italiano \u00e8 stato suddiviso in quattro cluster, nei quali sono compresi i Comuni italiani a seconda delle loro caratteristiche (presenza di infrastrutture, densit\u00e0 popolazione, presenza aziende) per identificare la tipologia e il costo dell\u2019intervento necessario a portare la fibra ottica e diffondere la banda ultra-larga. La definizione dei cluster di intervento \u00e8 stata fatta partendo dall\u2019analisi dell\u2019offerta di infrastrutture per la banda ultra-larga, gi\u00e0 realizzate o programmate dagli operatori privati.<\/p>\n Con la delibera del 6 agosto 2015, n. 65, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) ha determinato l\u2019assegnazione delle risorse pubbliche per gli investimenti previsti dalla Strategia nazionale, da realizzare secondo il modello dell\u2019intervento diretto.<\/p>\n CLUSTER A \u2013 corrisponde alle aree nere NGA secondo la definizione degli Orientamenti comunitari. Gli operatori privati sono in grado di fornire la connessione con reti ultraveloci nell\u2019arco di un triennio, senza alcun contributo pubblico.<\/p>\n CLUSTER B \u2013 corrisponde alle aree grigie NGA secondo la definizione degli Orientamenti comunitari. In questo cluster si concentra il 45% della popolazione e il 65% delle aziende. Si tratta di aree fornite di un\u2019infrastruttura per la banda ultralarga a 30 Mbps.<\/p>\n CLUSTER C \u2013 corrisponde alle aree bianche NGA secondo la definizione degli Orientamenti, ovvero aree a fallimento di mercato, fornite di una infrastruttura per la banda larga con capacit\u00e0 inferiore a 30 Mbps.<\/p>\n CLUSTER D \u2013 corrisponde alle aree bianche NGA secondo la definizione degli Orientamenti, ovvero aree a fallimento di mercato, principalmente rurali, in cui solo l\u2019intervento pubblico diretto pu\u00f2 garantire alla popolazione residente un servizio di connettivit\u00e0 superiore a 30 Mbps.<\/p>\n A seguito di tale delibera, \u00e8 stato adottato nel 2016 il \u201cPiano di investimenti per la diffusione della banda ultra-larga<\/a>\u201c. Si tratta di un unico Piano per l\u2019intero territorio italiano volto a definire le possibili modalit\u00e0 di impiego di fondi pubblici compatibili con quando indicato negli Orientamenti relativi all\u2019applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione allo sviluppo rapido di reti a banda larga. Si prevedono alcune interessanti novit\u00e0:<\/p>\n Il nuovo piano degli investimenti si integra e non si sovrappone con il precedente Piano Banda Ultra Larga (Aiuto di Stato SA.34199 \u2013 2012\/N \u2013 Italia), gi\u00e0 notificato alla Commissione europea e approvato in data 18.12.2012. Tuttavia, rinforza il precedente piano con maggiori risorse e nuove misure di aiuto, estendendolo anche alle aree nere e grigie NGA a 30 Mbps ma inferiori a 100 Mbps oltre che alle aree bianche NGA a oltre 100 Mbps.<\/p>\n Il piano sar\u00e0 in vigore fino al 31 dicembre 2022 e lo Stato finanzier\u00e0 completamente la nuova infrastruttura, che rester\u00e0 di propriet\u00e0 pubblica, e incaricher\u00e0 un concessionario della gestione dei servizi di accesso alla rete (la concessione sar\u00e0 ventennale).<\/p>\n Per la prima fase di attuazione della Strategia, il Governo, il Cobul e il CIPE hanno deciso di ricorrere al modello dell\u2019intervento diretto nelle aree a fallimento di mercato, raggruppate nei cluster C e D.<\/p>\n Il regime quadro nazionale di aiuto, concernente detto intervento pubblico, \u00e8 stato considerato conforme alla normativa europea in materia di aiuti di Stato dalla Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea. Il 30 giugno 2016, la Commissione europea ha, infatti, autorizzato le misure di aiuto della \u201cStrategia Banda Ultra-larga\u201d, cos\u00ec come previste nel Piano per la banda ultra-larga per il periodo 2016-2022 [C(2016) 3931<\/a>] (qui<\/a>).<\/p>\n Infratel Italia S.p.A.<\/a>\u00a0(Infrastrutture e Telecomunicazioni per l\u2019Italia) \u00e8 la societ\u00e0\u00a0in house<\/em>\u00a0del Ministero dello sviluppo economico (MISE) che funge da soggetto attuatore dei Piani Banda Larga e Ultra Larga e della pi\u00f9 recente Strategia BUL del Governo. La missione della societ\u00e0 \u00e8 ridurre il\u00a0digital divide<\/em>\u00a0nelle aree a fallimento di mercato, attraverso la realizzazione e l\u2019integrazione di infrastrutture capaci di estendere le opportunit\u00e0 di accesso a internet veloce.<\/p>\n Con la pubblicazione del secondo Bando risultano impegnate il 91,8% delle risorse complessive del Piano messe a disposizione come co-finanziamento pubblico per gli investimenti nelle Aree Bianche.<\/p>\n Per Puglia, Calabria e Sardegna sar\u00e0 riservato un successivo bando\u00a0ad hoc.<\/em><\/p>\n Il Sole 24 Ore, agosto 2016<\/p>\n <\/p>\n Il piano nazionale per la banda ultra-larga \u00e8 sinergico alla \u201cStrategia per la crescita digitale 2014-2020\u201d che rappresenta la parte relativa alla domanda (obiettivo Italia 100% digitale). Si tratta di una strategia dinamica che punta alla crescita digitale di cittadini e imprese, anche utilizzando le leve pubbliche.<\/p>\n La Strategia traccia una\u00a0roadmap\u00a0<\/em>per la digitalizzazione del Paese capace di:<\/p>\n Si prevedono azioni infrastrutturali trasversali:<\/p>\n Le Piattaforme abilitanti sono:<\/p>\n Nella riforma della pubblica amministrazione (legge n. 124\/2015) un ampio spazio \u00e8 dedicato alla digitalizzazione della pubblica amministrazione. Tra i decreti attuativi \u00e8 previsto, infatti, un importante intervento normativo sul\u00a0codice dell\u2019amministrazione digitale<\/a>\u00a0per stimolare e migliorare la qualit\u00e0 e la tempestivit\u00e0 dei servizi forniti dalla pubblica amministrazione ai cittadini.<\/p>\n Oltre alle strategie governative e alla legislazione nazionale, gioca un ruolo fondamentale la regolazione settoriale dei mercati delle comunicazioni digitali. Nella fase a monte del processo decisionale, le Autorit\u00e0 nazionali intervengono direttamente e\/o attraverso gruppi di coordinamento dei regolatori europei, quale ad esempio il BEREC. Nella fase a valle, le Autorit\u00e0 nazionali delle comunicazioni attuano e vigilano sul rispetto delle regole.<\/p>\n In Italia, la regolazione nazionale \u00e8 attribuita all\u2019Autorit\u00e0 per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) che gi\u00e0 da tempo ha adottato una serie di importanti delibere in tema di banda larga, fissa e mobile, banda ultra-larga e reti di nuova generazione. In molti casi, il regolatore nazionale ha adottato specifici provvedimenti nei confronti di singoli operatori con effetti diretti e\/o indiretti sulla materia della banda larga e lo sviluppo delle reti di nuova generazione (si pensi, ad esempio, ai provvedimenti sugli impegni di Telecom o sui prezzi di accesso alla rete in rame di Telecom).<\/p>\n Per approfondimenti si veda il sito\u00a0http:\/\/www.agcom.it\/agenda-digitale<\/a>\u00a0e\u00a0http:\/\/www.agcom.it\/reti-nuova-generazione-ngn<\/a><\/p>\n Di seguito, una selezione dei principali provvedimenti regolatori in materia:<\/p>\n
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\nSOMMARIO<\/h1>\n
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\n1. Economia e societ\u00e0 digitale: le reti di nuova generazione come fattori abilitanti<\/strong><\/h2>\n
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<\/a>Commissione europea, 2015<\/p>\n
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2.\u00a0\u00a0\u00a0\u00a0 L\u2019Agenda digitale europea e la digitalizzazione in Italia<\/strong><\/h2>\n
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3. Il fabbisogno, i fondi e gli strumenti finanziari europei<\/strong><\/h2>\n
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4. La situazione italiana in materia di banda larga e reti digitali<\/strong><\/h2>\n
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5. Le politiche pubbliche nazionali<\/strong><\/h2>\n
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6. La strategia nazionale per la banda ultra-larga e la crescita digitale 2014-2020<\/strong><\/h2>\n
<\/a><\/p>\n
6.1\u00a0<\/strong>La Strategia italiana per<\/strong>\u00a0la Banda Ultra-larga<\/strong><\/a><\/h2>\n
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6.1.1 L\u2019attuazione della strategia: il Piano di investimenti per la diffusione della banda ultra-larga.<\/strong><\/h3>\n
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6.1.2 Le gare indette da Infratel Italia per le aree a fallimento di mercato<\/strong><\/h3>\n
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<\/a><\/p>\n
6.2 La Strategia per la Crescita Digitale 2014-2020<\/strong><\/a><\/h3>\n
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<\/h2>\n
7. La regolazione settoriale<\/strong><\/h2>\n
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8. Gli assetti operativi e gli scenari regolatori<\/strong><\/h2>\n