{"id":30998,"date":"2022-12-24T06:00:52","date_gmt":"2022-12-24T05:00:52","guid":{"rendered":"https:\/\/www.irpa.eu\/bisognava-incorporarsi-agli-archivi-diventandone-custode-lautodifesa-di-guido-leto-davanti-alla-commissione-di-epurazione\/"},"modified":"2023-01-18T19:56:17","modified_gmt":"2023-01-18T18:56:17","slug":"bisognava-incorporarsi-agli-archivi-diventandone-custode-lautodifesa-di-guido-leto-davanti-alla-commissione-di-epurazione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.irpa.eu\/en\/bisognava-incorporarsi-agli-archivi-diventandone-custode-lautodifesa-di-guido-leto-davanti-alla-commissione-di-epurazione\/","title":{"rendered":"\u201cBisognava incorporarsi agli archivi diventandone custode\u201d: l\u2019autodifesa di Guido Leto davanti alla Commissione di epurazione"},"content":{"rendered":"
Guido Leto (Palermo, 1895- Roma, 1956) fu un importante dirigente della Polizia italiana attivo nel periodo della dittatura fascista e nell\u2019immediato dopoguerra repubblicano, dal 1935 capo della Divisione Affari Generali e Riservati e dal 1938 al 1945 alla guida della Divisione polizia politica, strettissimo collaboratore del capo della Polizia Arturo Bocchini. Ader\u00ec alla Repubblica Sociale, curando il trasferimento delle carte del Ministero nella nuova sede del Nord, posta a Valdagno, dove l\u2019archivio della Polizia venne ospitato nei locali del lanificio di propriet\u00e0 del conte Gaetano Marzotto. All\u2019atto della Liberazione Leto fu confermato dalle autorit\u00e0 alleate quale \u201cconservatore\u201d di quell\u2019archivio e quindi responsabile del rientro delle carte a Roma. Nel corso del viaggio per\u00f2 \u2013 come \u00e8 stato accertato \u2013 l\u2019archivio fu largamente rimaneggiato per proteggere coloro che col fascismo erano stati pi\u00f9 compromessi. Leto, colpevole di adesione alla Rsi, fu arrestato e sottoposto al giudizio della Commissione di epurazione. Ma il 12 aprile 1946 fu sorprendentemente assolto dalla Corte di assise di Roma da tutti i reati imputatigli. Reintegrato nell\u2019amministrazione nel 1948, collabor\u00f2 alla riattivazione dei servizi segreti italiani. Termin\u00f2 la carriera nel 1951 come direttore tecnico delle scuole di Polizia. Le sue memorie sono raccolte in diversi volumi, tra i quali questo Zibaldone di polizia<\/em> dal quale sono tratte le poche righe che seguono, contenute in un capitolo dal titolo eloquente: \u201cIl fallimento dell\u2019epurazione nel settore della polizia\u201d. Qui \u00e8 descritto il trasferimento al Nord ed \u00e8 espressa quella che fu la tesi difensiva di Leto: \u201cbisognava incorporarsi<\/em> agli archivi diventandone custode\u201d.<\/p>\n \u00c8 d\u2019uopo riportarsi (\u2026) alla pochissimo nota cronaca del trasferimento degli uffici alla Direzione generale della Polizia, dopo l\u2019armistizio, da Roma al \u00abnord\u00bb. Chi ha una vaga conoscenza della mole e della complessit\u00e0 degli archivi di un ministero potr\u00e0 considerare le grandissime difficolt\u00e0 che si dovettero affrontare e superare. Gli archivi della Polizia, per quanto annualmente alleggeriti degli atti che andavano al macero (pochissimi) e di quelli che erano affidati alla custodia dell\u2019archivio di Stato (pure pochissimi), risalivano alla costituzione del Regno d\u2019Italia ed erano integri dal 1914: trent\u2019anni di carteggi che racchiudevano, sotto certi aspetti e non dei meno saporiti, la storia d\u2019Italia! Il periodo 1922-1944 era, naturalmente, il pi\u00f9 ricco. (\u2026).<\/strong><\/p>\n In quei momenti tragici, checch\u00e9 ne dicano gli eroi della sesta giornata, era assolutamente impossibile<\/em> impedire il trasferimento degli uffici [al Nord]; bisognava, invece, avere pazienza e giocare d\u2019astuzia verso tutti per preservare questo inestimabile patrimonio allo Stato. Era semplice abbandonare l\u2019ufficio per qualche ospitale rifugio, ma qualcuno doveva<\/em> tentare l\u2019impresa: bisognava incorporarsi<\/em> agli archivi diventandone custode. Furono, dunque, approntate parecchie migliaia di casse costruite con un ingegnoso sistema che ne consentiva la trasformazione in caselle d\u2019archivio con la semplice asportazione del coperchio; l\u2019immenso materiale fu razionalmente suddiviso per materia, divisione e sezione, e per ordine alfabetico-sillabico, e si procedette al condizionamento dei fascicoli ed alla spedizione con colonne di autotreni. Per dare l\u2019esatta idea della grandiosit\u00e0 del lavoro, bisogna aggiungere che anche tutto il materiale della scuola di polizia scientifica, del casellario centrale d\u2019identificazione (centinaia di migliaia di cartellini segnaletici che richiedevano (\u2026) la pi\u00f9 scrupolosa cura nell\u2019imballaggio, perch\u00e9 sarebbe stato quasi impossibile correggere in futuro lo spostamento di uno di essi) e del bollettino delle ricerche prese la via del nord. In breve, negli uffici del Viminale rimasero soltanto i tavoli spogli ed i telefoni. <\/strong><\/p>\n \u00a0<\/strong><\/p>\n Guido Leto, Zibaldone di polizia, <\/em>Roma, Edizioni Mediterranee, 1974, pp. 249-250.<\/strong><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Guido Leto (Palermo, 1895- Roma, 1956) fu un importante dirigente della Polizia italiana attivo nel periodo della dittatura fascista e nell\u2019immediato dopoguerra repubblicano, dal 1935 capo della Divisione Affari Generali e Riservati e dal 1938 al 1945 alla guida della Divisione polizia politica, strettissimo collaboratore del capo della Polizia Arturo Bocchini. Ader\u00ec alla Repubblica Sociale,<\/p>\n","protected":false},"author":17,"featured_media":0,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":[],"categories":[8046,9200],"tags":[],"person":[9189],"acf":[],"yoast_head":"\n