Centrale nel dibattito accademico \u00e8 stato finora il tema della regolazione della rappresentanza professionale di interessi, o lobbying. Tra gli argomenti discussi solo incidentalmente ce ne sono due che meritano particolare attenzione: il primo \u00e8 quello della trasparenza. Le soluzioni sperimentate per monitorare il volume (e tipologia) di relazioni tra istituzioni e gruppi di pressione non hanno prodotto, ad oggi, risultati soddisfacenti. Una delle conseguenze \u00e8 stata l\u2019aumento delle organizzazioni della societ\u00e0 civile il cui obiettivo \u00e8 controllare l\u2019esercizio dell\u2019attivit\u00e0 lobbistica, superando l\u2019inerzia degli organismi pubblici formalmente deputati alle attivit\u00e0 di controllo. Il secondo tema riguarda il regime di incompatibilit\u00e0 che gravano sui funzionari pubblici che lasciano le
pubbliche amministrazioni di appartenenza per lavorare nel settore privato (in gergo, \u00abporte girevoli\u00bb, o revolving doors). l\u2019incerta applicazione delle regole esistenti e la tensione tra le opinioni favorevoli ai vincoli alla mobilit\u00e0 professionale dei titolari di incarichi pubblici e quelle che, al contrario, considerano questi vincoli inopportuni o, addirittura, inutili, hanno prodotto una disciplina lacunosa e frammentata. Il contributo esamina i due temi ponendo a confronto le soluzioni adottate dai decisori pubblici nazionali e quello europeo. Si descrivono prima tre diverse ipotesi di monitoraggio e controllo della operativit\u00e0 dei rappresentanti di interessi. Si discutono poi le questioni legate all\u2019esercizio di attivit\u00e0 di monitoraggio dell\u2019attivit\u00e0 lobbistica da parte di soggetti privati. Infine, l\u2019analisi del tema delle revolving doors prende in esame le soluzioni applicate dai legislatori e il dibattito scientifico in merito alla opportunit\u00e0 dei vincoli al trasferimento di un funzionario pubblico al settore privato.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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