Dentro la corte

«Nelle camere di consiglio tutti si chiamano per nome. L’atmosfera è a metà tra convento e collegio di studenti. Avevano ragione Woodward e Armstrong, nel 1979, nell’intitolare il loro libro sulla Corte suprema americana «The Brethren» (i confratelli)»

Mai fino ad ora un giudice della Corte costituzionale aveva descritto e analizzato il funzionamento di una istituzione così centrale nella vita giudiziaria e politica del nostro paese, comparandola con quelle di altri Stati. Con prosa misurata ma non reticente, sfilano nelle pagine nove anni incandescenti (dal 2005 al 2014), punteggiati da sentenze «storiche» precedute e seguite da polemiche politico-mediatiche anche aspre: dal caso Previti al Lodo Alfano, dall’ammissibilità dei referendum sulla legge elettorale al caso delle intercettazioni al Presidente della Repubblica, alla costituzionalità del Porcellum. Non solo: emergono anche l’impegno per un miglior funzionamento della Corte, lo stimolo a superare inerzie e particolarismi organizzativi, la battaglia per l’affermazione della dissenting opinion che consentirebbe una maggiore trasparenza.

 

Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, è professore emerito nella Scuola Normale Superiore. Tra i suoi libri con il Mulino: «Lo Stato fascista» (2010), «L’Italia: una società senza Stato?» (2011), «Lo Stato e il suo diritto» (con P. Schiera e A. von Bogdandy, 2013), «Chi governa il mondo?» (2013), «Diritto amministrativo. Una conversazione» (con L. Torchia, 2014) e «Governare gli italiani. Storia dello Stato» (2014).

 

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