È possibile realizzare le infrastrutture in Italia?

Il volume raccoglie gli esiti di una ricerca promossa dalla Fondazione IRI e finalizzata, in primo luogo, a comprendere le ragioni del ritardo che, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, il nostro Paese ha accumulato nella realizzazione delle infrastrutture e, in secondo luogo, a formulare proposte concrete per colmare in tempi rapidi il divario rispetto agli altri Paesi industrializzati.

I contributi di ciascun autore si concentrano su due grandi temi, ai quali sono dedicate altrettante sezioni del volume. Il primo è quello della governance delle infrastrutture e in particolare della partecipazione alle procedure di localizzazione. Il secondo è quello del rapporto tra risorse pubbliche e private. Nel primo caso, l’analisi si concentra sui programmi e i finanziamenti delle infrastrutture strategiche; sul problema delle noxious facility e delle misure compensative; sulla partecipazione alle procedure di localizzazione delle opere pubbliche, sia con riferimento al caso italiano sia in chiave comparata. Nel secondo caso, invece, si analizzano il tema del partenariato pubblico-privato dal punto di vista delle pubbliche amministrazioni; degli incentivi e dei rischi di tali partnerships; dei rapporti tra sistema finanziario e imprese di costruzione, nonché dell’esperienza dei fondi di investimento infrastrutturale. Il saggio di chiusura, infine, esamina la legge n. 443 del 2001. La legge, che costituisce la principale innovazione normativa in tema di infrastrutture degli ultimi anni, introduce importanti modifiche dal punto di vista procedimentale e in tema di rapporti tra pubblico e privato.

Dal raccordo tra le diverse prospettive emergono due considerazioni. La prima è attenta al dato storico. La situazione attuale è il risultato di fattori economici, normativi e istituzionali che sono intervenuti sulla regolazione delle infrastrutture in modo spesso contraddittorio o incompleto. La seconda considerazione verte sulla base del dato comparato e suggerisce possibili soluzioni, lavorando lungo tre fronti. Il primo fronte è quello degli incentivi alla partecipazione, in particolare delle comunità locali interessate. Il secondo fronte è quello della flessibilità nella disciplina degli appalti, utile per favorire rapidità e snellezza delle procedure di aggiudicazione. Il terzo fronte, infine, è quello attento alle forme di partenariato pubblico-privato. È suggerita, in particolare, l’introduzione di più sviluppati meccanismi incentivanti nella ripartizione dei rischi tra parte pubblica e privata. Sono appunto questi due fattori che nell’opinione degli autori mostrerebbero l’assenza di un quadro regolatorio capace di attrarre investimenti privati e stimolare la realizzazione di opere infrastrutturali. (Gianluca Sgueo)

Pubblicata in Giornale di diritto amministrativo, n. 5/2010.