Per la scienza giuridica europea (riflessioni su un dibattito in corso)

di Massimo Brutti
Abstract

L’autore affronta un tema recentemente discusso, soprattutto da studiosi tedeschi. Come definire gli scopi e i metodi di una nuova scienza del diritto per l’area giuridica europea? Essa dovrebbe abbracciare gli schemi giuridici dei singoli Stati, quelli dettati dall’osmosi tra ordinamenti e quelli che derivano dall’intreccio tra norme statali e norme dell’Unione. La riflessione riguarda in particolare tre temi. Anzitutto, la struttura della comparazione, che è il metodo di studio più congeniale al processo di integrazione europea. In secondo luogo, l’osmosi tra ordinamenti nazionali.In terzo luogo, il rapporto della scienza attuale con il passato: in particolare con il modello dello ius commune moderno e con l’eredità di Savigny. La conclusione è che la nuova scienza europea non può fondarsi sulla tradizione romanistica o sui modelli ottocenteschi (come oggi taluni ritengono), né per armonizzare gli ordinamenti statali né per descrivere o interpretare le normative dell’Unione. Ciò vale in relazione al campo privatistico e a quello del diritto pubblico. Il sapere giuridico europeo ha bisogno di una rigorosa storicizzazione dei propri oggetti di studio e devecomprendere in sé l’analisi dei profili funzionali, degli aspetti economici e politici rilevanti entro la vita del diritto.